Arcidiocesi di Oristano

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Oristano: Cattedrale

ORISTANO - PRIMA PARTE TRASFERIMENTI: don Paolo Ghiani da Aritzo va a Villanovafranca; don Francesco Zanda da Villanovafranca va a Santa Giusta; don Umberto Lai da Santa Giusta va a Bonarcado; Non si sa ancora chi andrà ad Aritzo ---------LE SUORE FIGLIE DI SAN GIUSEPPE SONO IN INTERNET-----Oristano Seminario Arcivescovile 22 aprile: 50° convegno diocesano opere vocazioni Nuoro 16 maggio: secondo PELLEGRINAGGIO regionale dei giovani e concerto GEN ROSSO----- 19 aprile 1999: vescovi sardi in visita ad Limina dal Papa.-------- Oristano 1-4 maggio: arrivo della Croce dell'Anno Santo ----- Concilio Plenario Sardo: prossima sessione ad Oristano 21-22 giugno. Ultima in ottobre a Sassari ------- Mons. Miglio parte il 25 aprile ad Ivrea. Iglesias si prepara ad accogliere il nuovo vescovo-------Oristano 28 aprile: Convegno Diocesano Ministranti presso chiesa san Giuseppe Lavoratore

 

 

Da Bisarcio a Ozieri

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L'antica cattedrale della diocesi di Bisarcio (XIII sec.). Fu sede vescovile dino al 1503

 

Dell'antica città di Bisarcio rimangono oggi la chiesa e pochi ruderi: essi però, insieme con le memorie tramandateci nei secoli e con le scoperte archeologiche, fanno pensare ad un passato di civiltà e cultura che fecero della monumentale chiesa di S. Antioco non una Cattedrale nel deserto, ma un centro propulsore di vita cristiana e civile di grande importanza.

Fondato sulla viva roccia, dalla struttura imponente e dall'aspetto ferrigno, il tempio di S. Antioco di Bisarcio pare quasi tramandarci quelle rudi caratteristiche che siamo soliti pensare proprie del Medio Evo.

Nella prima metà del Duecento, in sostituzione di altra chiesa distrutta da un incendio verso il 1060, esso sorgeva attorniato da un importante centro abitato, sede vescovile già da quattro secoli, oltre che notevole centro amministrativo e militare.

Questa vitalità, tuttavia, andò lentamente affievolendosi fino a quando la città di Bisarcio divenne, nella prima metà del Quattrocento, nient'altro che un villaggio rurale. E con Bisarcio, in questo periodo, scomparivano decine e decine di altri centri abitati in tutta la Sardegna. Fra questi, nell'ambito dell'attuale agro ozierese, ricorderemo quelli di Orvei in San Leonardo di Su Sassu, Pianu nella omonima località di S'Arrennadu dove ancora esistono le rovine della chiesa di S. Maria, Pira 'e Mestighe nella località che ne conserva ancora il nome ad est di Fraigas dove probabilmente sorgeva la chiesa di S. Quirico, Lejanis in Sa Costa presso le località "Santu Lussurgiu" e "Santa Caderina", forse le due chiese del villaggio. Per qualche secolo ancora resistevano, sia pure semideserti, i due abitati di Butule e della stessa Bisarcio.

Per spiegare un tale fenomeno di distruzione, comune a tutta l'isola, dobbiamo ricordare che fra il Trecento e il Quattrocento si ebbero in Sardegna momenti di crisi eccezionali, sia per le frequenti guerre, sia per le carestie e le pestilenze. A tutto ciò si aggiunga il flagello della malaria, brutto regalo fattoci dai Cartaginesi, per cui molte popolazioni preferirono abbandonare le pur fertili pianure, per andare a stabilirsi in luoghi più salubri.

E' da presumere che, come per molti altri casi, così sia capitato per la popolazione di Bisarcio che lentamente, nel corso di vari decenni, preferisce stabilirsi a Ozieri.

Infatti, mentre Bisarcio gradatamente si spopola, Ozieri acquista contemporaneamente sempre maggiore importanza, fino a diventare capoluogo amministrativo e giudiziario del Monte Acuto.

Sappiamo che già nel Trecento la chiesa di Ozieri era affidata ad un Rettore (sicuramente lo era già da molto tempo prima, anche se ci mancano prove documentarie), ma solo al 1437 risalgono le prime testimonianze che ce ne attestano il titolo, quello di "Santa Maria".

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