Arcidiocesi di Oristano
Oristano: Cattedrale
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DOMENICA DI PENTECOSTE RICEVETE LO SPIRITO SANTO Atti 2.1-11 ¨ 1 Cor 12,3-7 ¨ Gv 20,19-23
La Pentecoste è festa dello Spirito Santo e della Chiesa, in stretto rapporto fra loro. La Chiesa infatti è lumanità ricreata ed inviata al mondo, lungo i secoli, ad annunciare e a portare la novità di vita, sempre accompagnata dallo Spirito Santo. Dalla fonte perenne del mistero di morte e risurrezione del Figlio di Dio scaturisce la molteplicità e la varietà dei doni dello Spirito. Tutti furono pieni di Spirito Santo e incominciarono a parlare (1ª lettura) Certamente, di fronte al miracolo delle lingue avvertito nel primo discorso di Pietro dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, la gente poteva gridare il suo stupore ed obbedire allinvito alla conversione. Ma oggi dove sono finite le grandi meraviglie di Dio? Cè una diffusa sete di miracolismo nel mondo attuale, anche nella nostra gente praticante. Son questi i "magnalia Dei"? Ebbene su testimonianza solenne di Gesù e della predicazione apostolica, lo Spirito Santo è lattualità permanente delle grandi opere di Dio. Egli è colui per cui il progetto di salvezza delluomo si realizza oggi e domani. Nella sconcertante, talvolta drammatica avventura delluomo nel tempo, nella ebbrezza innegabile del suo progresso e, purtroppo, anche nella delirante impresa di distruzione di sé e del mondo, lo Spirito Santo è il grande regista che porta avanti la formazione delluomo nuovo e del mondo nuovo costruito sulla misura delluomo perfetto, Gesù. Ricevete lo Spirito Santo (Vangelo) Con questo breve ma denso episodio Giovanni, dopo i fatti del mattino di Pasqua, incomincia a raccontare quelli della sera e dei giorni successivi. Come Luca nella Pentecoste, anchegli dà il senso del compimento di una esperienza con Cristo e dellinizio di unaltra tutta nuova, con il suo ritorno e il dono dello Spirito. Gesù mantiene le promesse fatte. Trova però i discepoli, sebbene non ancora dispersi, già con il germe della disgregazione. Perché la tristezza e la paura, che hanno fatto loro sbarrare le porte per difendersi dai giudei, sono un po una presa di distanza pure da lui, a causa del quale temono di dover passare dei guai. Venendo da loro malgrado le porte chiuse, egli dimostra di poter superare ormai qualsiasi barriera, da quella del sepolcro che si sono illusi di imporgli i nemici a quelle della tristezza e della paura, poste dalla fragilità dei discepoli. Con lui non cè più motivo di temere. Infatti la loro tristezza si cambia in gioia. La missione dei discepoli nel mondo Gesù la esprime con un "come" che dice insieme continuazione e partecipazione della sua: "Come il Padre ha mandato me, anchio mando voi". Prima però augura loro la pace. Non si tratta di un semplice saluto ma della sua pace, che è sinonimo di salvezza. Portare al mondo questa pace o salvezza di Cristo costituisce la missione alla quale egli ha già preparato i suoi discepoli. Per tale missione Gesù comunica loro lo Spirito, altro dono ripetutamente promesso, anzi il dono più grande di tutti, perché è di "un altro Consolatore". Lo fa alitando sui discepoli, cioè con un gesto simile a quello del creatore a significare che si tratta appunto di una nuova creazione. Questa operazione di una nuova creazione inizia nel cuore delluomo con lazione di redenzione, di vittoria sul male, sul peccato. Gesù lo afferma esplicitamente: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi". Il perdono dei peccati, come si compie nella confessione, sarà sempre una forza di Pentecoste. Battezzati in un solo spirito per formare un solo corpo (2ª lettura) Paolo mostra lazione dello Spirito in una comunità che ne testimonia la ricchezza (ed anche la fatica) di portarne gli effetti: è la comunità di Corinto. Egli sottolinea, innanzitutto, che i carismi esistono, danno vitalità alla comunità e sono diversi; ma annota deciso che lo Spirito dà tali carismi per il bene di tutti, perché servano alla costruzione della comunità ecclesiale. Di conseguenza accentua come carisma più ecclesiale quello della carità, richiama lattenzione sui carismi che si fanno capire dallassemblea, anche se non sono vistosi come limpressionante parlare in lingue. A questo punto una Chiesa è tale se riconosce come fattore di comunione i carismi in circolazione in forme diverse nella comunità; se riconosce e pratica tali carismi come doni della grazia, veri e propri talenti messi dallo Spirito al servizio della costruzione della comunità. Per questo la Chiesa, popolo di Dio, assume la celebre figura che la caratterizza in modo originale: Corpo di cristo. E la comunione propria di un corpo organico, con una testa (Cristo) e delle membra (la comunità), con una dinamica di scambio e di crescita, di pluralità dunque, diversità e dinamismo, nellunità della carità promossa dal medesimo Spirito. Una persona è cattolica quando ha lo spirito di comunione, di rispetto ed accoglienza dei diversi doni degli altri. E il contrario dello spirito di setta. Riflessione pastorale La certezza che lo Spirito Santo è allopera nel nostro mondo e nella nostra Chiesa ci impedisce di diventare profeti di sventura, di cadere in pessimismi di fuga, allindietro o in avanti, in laudatores temporis acti o sognatori di mondi migliori insussistenti. Ci è comandato, invece, di cogliere i germi positivi in atto proprio nel turbinio dei cambiamenti e delle crisi. Non spinti da un volontarismo fatuo, ma in forza dello Spirito che opera fra di noi.
SANTISSIMA TRINITA'
L'UNICO DIO IN TRE PERSONE
Es 34,4-6.8-9 ¨ 2 Cor 13,11-13 ¨ Gv 3,16-18
Le letture di questa domenica ci parlano tutte dell'Amore di Dio, perché il mistero della SS. Trinità, che oggi si celebra, è soprattutto espressione e rivelazione dell'amore. Dio misericordioso e pietoso ( 1ª lettura )Mosè va a Dio come il termine della religione, al garante della morale, ed è rimandato alla fede. Cercava Dio nella sua pura trascendenza, e lo scopre rivolto verso gli uomini. Pensava a un mondo del divino distinto da quello terreno, ed è rimandato a un Dio che è l'inatteso e il totalmente diverso proprio nella misura in cui è "per il mondo". Pensava a un Dio moralista: trova un Dio di tenerezza. Sulle tavole di pietra si può scrivere una legge, ma come scrivervi il perdono e la tenerezza? Mosè dimostra di aver capito il vero nome di Dio, di essere entrato nel suo cuore: "Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà". Per questo fa appello alla sua benevolenza e chiede che il popolo che gli è stato affidato Dio lo dichiari sua proprietà particolare. Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito (Vangelo) In questo brano si parla dell'incontro di Gesù con Nicodemo durante la notte. Nicodemo è un maestro, ma si colloca ancora all'interno del Sabato, del tempio, della legge sacralizzata e la sua ricerca prosegue nella notte, senza quei punti di riferimento che il Cristo avrebbe portato. Il dialogo tra Gesù e Nicodemo è iniziato nella notte, ma poi l'autore sembra non curare più questi dettagli temporali per mandare avanti le sue considerazioni teologiche. Si parla di Dio che è dono, che ama il mondo al punto da dare il Figlio (v.16) e termina con queste parole: "Chi opera la verità viene alla luce perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio" (v.21). Qui è evidente che la verità non è un concetto o qualcosa di spiritualistico. Qui si parla di opere concrete, fatte in Dio. L'uomo può vivere, nella sua persona, il mistero che costituisce Dio. Quindi è possibile che l'uomo faccia la verità, è possibile cioè che lo Spirito crei in noi l'esperienza vissuta nell'amore. In pratica, nelle situazioni concrete della nostra vita, nonostante i tentennamenti e le equivocità, lo Spirito ci dà l'atteggiamento vero, quello oblativo, del dono di noi stessi, dell'amore gratuito, capace di trasformare situazioni appesantite dal peccato. La fonte di queste attività è vista nell'amore di "Dio che ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito" (v.16). Certamente, l'attribuzione dell'opera della salvezza all'attività concorrente dello Spirito Santo, del Figlio unigenito e di Dio Padre non ci autorizza a dire che nel quarto Vangelo fosse già esplicito il concetto di quello che poi si chiamerà il mistero trinitario. Sono però già chiari gli elementi concreti, riflettendo sui quali i Padri giunsero ad enunciare il mistero della SS. Trinità.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo (2ª lettura) Con questo brano si conclude la seconda lettera ai Corinzi. Esso è un vero e proprio "commiato". L'attribuire a ogni persona della Trinità un dono particolare, a chi la grazia, a chi l'amore, a chi la comunione, è, indubbiamente solo un procedimento stilistico. In realtà, questi attributi sono interscambiabili tra le persone divine, ma è bello che questa formula ci ricordi che siamo debitori al Padre dell'iniziativa dell'amore, al Figlio della sua concretizzazione nell'opera della salvezza e della grazia, e allo Spirito Santo della possibilità di vivere in comunione con tutti. Perciò, augurando ai cristiani di Corinto la grazia, l'amore e la comunione, Paolo fa loro comprendere che vivere di questi doni significa necessariamente vivere della vita stessa di Dio e partecipare al suo mistero più profondo. In definitiva, da questa formula, affiora tutta una teologia della Chiesa. La Chiesa, infatti, è la famiglia del Padre, poiché raccoglie i figli del suo amore nell'eredità della vita eterna. E' il Corpo di Cristo, i cui membri vivono della grazia che soltanto il Mediatore unico può dare a ciascuno. La Chiesa è, infine, la Comunione dello Spirito, cioè il luogo dell'incontro perfetto tra Dio e l'uomo, il vincolo in cui l'uomo diventa collaboratore di Dio e si trova così in comunione con tutti quelli che sono chiamati alla medesima vocazione.
Riflessione pastorale La Trinità è un mistero d'Amore che illumina e dà senso al nostro mistero umano. Lasciarci trascinare da razzismo, violenze, reazioni incontrollate verso gli extra-comunitari, indifferenze ed egoismi verso i poveri, è negare l'Amore, negare Dio, negare la Trinità. E' un ateismo pratico molto diffuso anche tra i giovani. Se Dio è un mistero di Amore e Comunione non possiamo non metterci al servizio dei fratelli.
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