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Arcidiocesi di Oristano

Benvenuti - Welcome nel sito NON ufficiale dell'Arcidiocesi Arborense. Il sito è stato creato ed è curato da don Ignazio Serra, parroco in Ortueri

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Oristano: Cattedrale

VITA NOSTRA N°13: Più di 4000 parrocchie in Italia senza parroco residente (6 nella diocesi di Oristano). Il Direttore, Mons. Cossu, scrive: il sacerdote in prima linea lavora per quattro: per chi si ammala, per chi muore, per chi si ritira e per chi lascia----DORGALI 28 marzo; SINISCOLA 31 marzo; SANTA LUCIA 2 aprile: Rappresenatazione della passione e morte di Cristo------Ales 12 aprile: La dott.ssa Lucia Siddi illustra i restauri degli affreschi del Duomo----- ORISTANO-Donigala 9-11 aprile: CORSO a carattere regionale per per l'educazione della sessualità ------NUORO 18 aprile: chiesa della Grazie: incontro diocesano ragazzi missionari------Nuoro 16 maggio: secondo PELLEGRINAGGIO regionale dei giovani e concerto GEN ROSSO----- 19 aprile 1999: vescovi sardi in visita ad Limina dal Papa. Oristano 1-4 maggio: arrivo della Croce dell'Anno Santo ----- Concilio Plenario Sardo: prossima sessione ad Oristano 21-22 giugno. Ultima in ottobre a Sassari ------- Mons. Miglio parte il 25 aprile ad Ivrea. Iglesias si prepara ad accogliere il nuovo vescovo ---- Il 1 aprile il cardinale Tonini sarà di nuovo a Nuoro

 

 

 

don Giuseppe Casti

PASQUA DI RISURREZIONE DEL SIGNORE

 

CRISTO E’ RISORTO, ALLELUIA!

 

Atti 10,34.37-43 ¨ Col 3,1-4 ¨ Gv 20,1-9

 

 Cristo è risorto!

Siamo al centro, alla sorgente della più grande e impensabile delle opere di Dio, nel cuore di tutti gli Alleluia dell’eternità e della storia.

Le viscere della terra, le rocce del Golgota fremettero quel giorno di Pasqua con esultanza indicibile. Perché qui il mondo ricuperò la vita, l’amicizia, la vicinanza e la prossimità di Dio. Più ancora, qui incominciò la novità assoluta della storia. Qui, l’uomo lontano da Dio ritornò a Lui, non come semplice creatura, figlio di Adamo, ma come figlio carissimo, per opera di Cristo, il Redentore, il Salvatore Risorto.

Dio lo ha risuscitato il terzo giorno (1ª lettura )

Questo brano è estratto dal discorso che Pietro tiene davanti a Cornelio di Cesarea e alla sua famiglia per condurli alla conversione e al battesimo. In tutta la narrazione è presente l’intenzione di Luca di mostrare come la fede in Cristo venga donata ad un pagano, senza che questo debba prima farsi Ebreo. Da questo fatto l’apostolo Pietro deduce che Dio può largire la sua grazia a tutti gli uomini indistintamente. Ma che cos’è la fede in Gesù Cristo? La risposta, in questa lettura, si articola in tre momenti. In ciascuno di questi momenti c’è una parola chiave: "testimonianza". Gli apostoli sono testimoni del passato, di quanto Gesù ha compiuto in Galilea, Giudea e Gerusalemme (sguardo al passato). Gli stessi apostoli testimoniano la morte di Gesù e la sua vita presente, dopo che è risorto dai morti (sguardo al presente). Apostoli e Profeti insieme testimoniano che Gesù è giudice dei vivi e dei morti, giudicherà gli uomini passati, presenti e futuri e che per mezzo della fede in Lui tutti gli uomini potranno avere la remissione dei peccati e cominciare a vivere con Dio.

Vide e credette (Vangelo)

Il racconto sulla vita di Gesù non finisce con la sua sepoltura. Marco, Matteo, Luca, Giovanni continuano dicendo che Gesù è risuscitato. Questa convinzione è talmente forte che è presente dappertutto. Come mai, allora, i discepoli che sapevano che Gesù era stato messo a morte per crocifissione, furono convinti che era sempre vivo? Certo, durante la sua vita, aveva manifestato l’Amore del Padre suo ridando la vita a dei morti: la figlia di Giairo, il figlio della vedova di Naim, il suo amico Lazzaro. A questi miracoli aveva aggiunto delle predizioni: "Il Figlio dell’uomo deve morire e risuscitare il terzo giorno" (Mc 8,31); "Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere…Ora parlava del tempio del suo corpo" (Gv 2,19ss). Ma questo annuncio di una risurrezione dai morti restò incomprensibile anche per i suoi dodici amici. Non avevano capito che l’annuncio della risurrezione concerneva in primo luogo Gesù stesso, ed è per questo che la sua morte e la sua sepoltura li sconcertò e li disperse. Il racconto pasquale odierno ci narra due modi differenti di reagire di fronte al sepolcro vuoto: Maria conclude angosciosamente che il corpo del Signore è stato portato via; i due discepoli vedono la stessa scena, eppure credono (v.8). Questa differenza definisce bene, per contrasto, che cos’è la fede pasquale: superare quello che vedono gli occhi della carne cogliendo nel sepolcro vuoto il "segno" di una realtà viva e nuova. Ciò che il discepolo vide nel sepolcro vuoto fu collegato con quanto aveva detto il Signore a lui e agli altri discepoli prima della sua morte. Quelle parole o gesti spiegavano ora il fatto che egli constatava e gli davano un senso. Con la fede pasquale nasce nei discepoli una intelligenza nuova delle Scritture. Ora le capiscono, perché credono alla sua risurrezione.

Cercate le cose di lassù (2ª lettura)

Intimamente partecipi della morte e della risurrezione di Gesù, i battezzati sono liberati da ogni schiavitù e si orientano decisamente verso la vita divina rivelata in Gesù Cristo (le cose di lassù). Non si tratta di disprezzare le realtà terrestri, ma di cercare un ordine nuovo, superiore, che ci fa vivere con Cristo in Dio, e che si oppone al vecchio ordine basato sulle pratiche alienanti del paganesimo (le cose di quaggiù). Il cristiano è sempre in atteggiamento di ricerca. La rinascita del battesimo non ci assicura un possesso pieno e definitivo del nostro fine, ma ci incammina verso di esso. La nostra esistenza di battezzati consiste in questo impegno di ricerca rinnovata e continua del suo fine che è Gesù Cristo. Questa è la condizione dei battezzati nel mondo: a metà strada tra Dio e il mondo, tra le realtà terrene e quelle celesti, ultime.

Riflessione pastorale

La fede senza le opere è morta. Se crediamo in Cristo morto e risorto per la risurrezione di ogni uomo e che ha affidato a noi il compito di realizzare la sua opera, non possiamo stare con le mani in mano. Facciamo il passaggio, la Pasqua, dall’inerzia alla attiva presenza "redentrice" di ogni nostro fratello e sorella che incontriamo.

 

II DOMENICA DI PASQUA