Benvenuti Parrocchia san Pietro Apostolo in Neoneli
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ANTONIO SCANO
Nel giugno del 1954, per iniziativa degli "Amici della Sardegna ", veniva commemorato in Firenze, nel palazzo dell'Arte della lana, il poeta Antonio Scano. Il pubblico scelto e numeroso, intervenuto alla cerimonia, era composto in prevalenza di letterati e artisti, nonché di molti sardi In terra di Toscana si voleva dare rilievo all'opera di colui che nella dolcezza del canto aveva comunicato la gentile bontà del proprio animo, aveva " rispecchiato il carattere, la semplice generosità, le tradizioni favolose della terra dei nuraghi, e partecipato fedelmente alle squisitezza poetiche di fine ottocento. Antonio Scano nacque in Neoneli il 30 marzo 1859 da famiglia oriunda di Morgongiori. Ereditando dal padre pretore l'amore agli studi legali e dallo zio materno Stanislao Caboni - il noto giornalista e verseggiatore - l'attitudine precoce alla vita giornalistica e alla poesia, fondò giovanissimo, con Luigi Congiu, il settimanale " La gioventù sarda " e due anni dopo, nel 1878, appartenne alla redazione di " Vita di pensiero ", diretta da Giuseppe Putzolu. Fu anche redattore nel " Movimento sardo ", nella " Stella di Sardegna ", nella " Cronaca bizantina " e in altri giornali e periodici sardi e italiani. A vent'anni pubblicò un piccolo volume di Versi. 1 suoi pseudonimi preferiti dovevano essere A. N. T., FRANZ, FRITZ cugino di FRANZ, ALBANO ROSA, NINO TOSCANO, NIEVO. Dopo aver conseguito la laurea in legge nell'Università di Cagliari, nel 1880, e retto, nel 1882, il quotidiano " L'Avvenire di Sardegna " durante la lunga assenza del suo direttore, si dedicò alla professione forense e alla vita pubblica, Non abbandonò le lettere nè il giornalismo (del 1891-1893 ¬ il quindicinale " Vita sarda "). Fu consigliere provinciale, poi, eletto per varie legislature, dal 1904 al 1919, deputato dell'Ogliastra, fu degno parlamentare dell'Isola, che aveva tanti problemi da risolvere e tanti mali da sanare. Del 1905 è Il libro della vita. La raccolta di poesie, in gran parte sonetti, è stata così definita dallo stesso autore nella sua prefazione: " Questa non è che una fuggevole visione della vita, intraveduta fra gli aspri combattimenti della Giovinezza, fra le care immagini dell'Arte, e fra i soavissimi aneliti della Gioia ". E indubbiamente, alle venature di quel realismo lirico e di quel cauto simbolismo che abbondano nei versi risonanti della raccolta, sono affidate immagini delicate, impressioni pittoriche, trepide speranze. Nel sonetto " La pietà " possiamo riscontrare un poeta con le trasparenze del proprio animo e della propria terra: " Un intristito rovo, irto di spine, / sta sulla rupe desolata. Al suolo / curve ha le rame: e sconsolato e solo / trema sotto la sua veste di brine. " Niun che lo curi. Ed or che le pruine sparvero, ei mira, il cinguettante stuolo / degli augelli passar rapido a volo: ma non ala si posa in su le spine! " Pur un solingo rusignol veduto / l'ermo groppo dei pruni ivi sua stanza / pose e l'empi con note di liuto; " e April, misericorde, ai nudi rami / lampi di riso e nembi di fragranze / diè coi fioriti suoi velami ".
Grande risonanza ebbe " Il libro della vita ". Per vari decenni diede brani alle antologie principalmente del Levi, del Morandi, del Fanciulli, del Carta Raspi; ebbe favorevolissime recensioni fin dall'inizio nel " Giornale d'arte " di Napoli (15 e 21 maggio 1905); nel " Bullettino bibliografico sardo " (IV, 130); nell' " Unione sarda " (2 luglio 1905) con giudizi di V. Aganoor, S. Farina, A. Graf, D. Gnoli; nell'" Italia militare e marina " (28 nov.) e in molta altra stampa italiana e sarda. Antonio Scano pubblicò nell'età matura, fra il 1927 e il 1936, le sue prose migliori. In tal modo rievocò un periodo particolare di vita giornalistica e letteraria della capitale isolana e le figure dei più notevoli oratori della vechia curia cagliaritana; poi, inserendo fra queste pagine altre inquadranti due vasti ragguagli letterari, diede l'importantissimo Viaggio in Sardegna, che tanti e calorosi consensi riscosse in tutta Italia. La " Bibliografia sarda " del Ciasca (IV, 107) riporta il nome e l'opera di quanti, negli anni 1932 e '33, furono concordi nel dare lodi e apprezzamenti lusinghieri alla riuscitissima fatica . Nella vita pubblica e privata Antonio Scano portò sempre alto spirito di rettitudine e di bontà, pari all'intelligenza, all'attività, alla fede religiosa che professò sempre costantemente e sinceramente; nella vita letteraria fu poeta brillante, prosatore equilibrato, critico benigno. Apprezzato e ricercato penalista, circondato di vivo affetto così nella cerchia degli amici e dei clienti come nel santuario della famiglia, fu una delle più belle figure che abbiano ornato Cagliari e la Sardegna nei primi decenni del secolo. Il romanista Carlo Fadda gli scrisse nel 1908 di essere stato escluso per opera di Giolitti, dalla nomina di senatore; nel 1926 Grazia Deledda gli telegrafò l'anunzio di essere premio Nobel. In Italia ebbe recensioni e articoli di notissimi letterati, quali F. Pastonchi nel " Corriere della sera ", G. Picciola nella " Rivista d'Italia ", A. Orvieto nel " Marzocco ", R. Barbiera nella " Illustrazione italiana ", M. Serao nel " Giorno ", A. Baccelli nel " Fanfulla della domenica ", L. D'Ambra nell'" Italia ". Decano degli scrittori sardi nella prima metà del secolo, fu il loro consultore e incoraggiatore. Dopo i bombardamenti di Cagliari (17, 26 e 28 febbraio, e 13 maggio 1943), dovette sfollare nella vicina borgata di Dolianova, restandovi per un anno, raccogliendo e ordinando in tre volumi, rimasti inediti, il tesoro della sua personalità artistica. Pur nell'impossibilità fisica, durata vari anni, e a cui la vecchiaia l'aveva condotto, stando in poltrona o in letto, poté ritornare a Cagliari, dispensare ancora il suo consiglio ai giovani letterati e artisti, e ricevere estimatori e amici. Si spense il 1 febbraio 1945, dopo aver fatto della sua vita e della sua arte una missione. |