Arcidiocesi di Oristano
Oristano: Cattedrale
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UNIONE SARDA, martedì 18 maggio 1999
Internet entra in clausura
Le Clarisse oristanesi nella "grande rete" Chissà che faccia avrebbe fatto il giudice Pietro III d'Arborea nello scoprire che il monastero delle Clarisse, che aveva fatto edificare nel 1343 circondandolo di mura robuste e inaccessibili, oggi può essere visitato da chiunque. Basta disporre di un computer e di un mouse, stabilire il collegamento con la "grande rete" e di colpo il convento di via Santa Chiara non ha più segreti. Il chiostro, la sala da pranzo, il giardino delle novizie, l'orto sono lì, a disposizione di chiunque abbia voglia di andare a visitarli. Una visita solo virtuale, naturalmente, perché in realtà le rigide regole della clausura non consentono a nessuno di varcare il portone del monastero. Dove non arriva l'occhio umano, arriva però Internet. Anche le suore di Santa Chiara hanno, infatti, un sito attraverso il quale i navigatori del cyberspazio possano scoprire e ammirare il tesoro che si racchiude dentro le mura di via Santa Chiara: uno scrigno prezioso che affonda le radici nel medioevo, nel periodo in cui Oristano era la capitale del Giudicato che seppe conquistare importanza e autorevolezza in tutta la Sardegna. Lo stupore del giudice Pietro III d'Arborea nello scoprire questa nuova realtà non sarebbe diverso da quello mostrato dalle monache di fronte a questo prodigio della tecnica. Ma allo stupore tra le nove suore che vivono nel convento di Santa Chiara si accompagna la curiosità, il bisogno di capire che cosa sia esattamente questa meraviglia della tecnica che consente a persone che si trovano magari a migliaia di chilometri di istanza di aggirarsi tra i vari ambienti del convento, apprezzarne la bellezza e conoscere i segreti della vita di clausura. «Ma che cosa è questo mouse?», chiede la madre badessa Maria Giuseppina Serra. «Noi non conosciamo queste cose; d'altra parte, qui in convento come possiamo sapere tutto ciò che succede all'esterno di queste mura? Molte cose arrivano comunque, attraverso il contatto con le tante persone che hanno bisogno di sentire la nostra parola e chiedono la nostra preghiera. Le loro invocazioni arrivano attraverso la ruota e la grata, gli unici canali di collegamento, finora, tra la clausura e il mondo esterno». A questi canali tradizionali si è aggiunta ora anche la rete, su iniziativa del parroco di Ortueri, don Ignazio Serra. «Le Clarisse in Internet? C'è poco da stupirsi» dice don Serra; «la loro fondatrice Santa Chiara è infatti la patrona della televisione; normale quindi vederle presenti anche nel cyberspazio. La rete costituisce uno strumento in più per continuare a far arrivare al cuore delle clarisse le invocazioni di quanti chiedono la loro intercessione presso il Signore. Le monache di Santa Chiara hanno per tutti una risposta che attinge forza e luce dalla preghiera e dalla contemplazione, da sempre al primo posto nella loro vita e nella loro giornata». La vita delle Clarisse trascorre nella preghiera e nel lavoro all'interno dell'antico monastero, accogliente e spazioso; per le nove monache è «un'oasi di pace e di silenzio, dove l'anima si immerge in Dio e dalla cui esperienza di amore a Lui nasce l'amore per gli altri, nasce la risposta alla sete che tormenta l'umanità bisognosa soprattutto di Dio». Una dimora che sprigiona serenità e distensione, che si riflettono poi nei volti di queste donne vestite con la tonaca nera, dagli occhi felici e dalla grande voglia di comunicare col mondo che vive all'esterno. «Anche stando qua dentro», spiega suor Celina Pau, una grande passione per la storia e per i documenti del passato custoditi nel monastero, «noi siamo presenti nel cuore della chiesa e della città: tutte le vicende che Oristano vive, belle o meno belle che siano, anche noi le viviamo, in modo forse più intenso e partecipato». Come in tutte le comunità, ciascuna suora ha un incarico: la madre badessa, la vicaria, la maestra delle novizie, la sagrestana, le addette alla cucina, la suora rotara, la sarta. La giardiniera si prende cura dell'orto che sta all'interno del monastero: questo è il periodo delle rose che inondano di colori il giardino; accanto ai fiori, anche le verdure e la frutta. Finora il monastero costituiva un mondo impenetrabile e sconosciuto alla città. Ora, grazie e Internet non è più così. «Questa presenza in rete», osserva l'arcivescovo di Oristano Pier Giuliano Tiddia, «costituisce un modo per conoscere il mondo delle Clarisse, la loro vita, l'ambiente in cui vivono. È un nuovo canale di comunicazione che può richiamare anche le nuove vocazioni, sollecitando l'interesse di giovani e meno giovani, attratte da questo mondo che si racchiude all'interno delle mura del monastero di via Santa Chiara».
PATRIZIA MOCCI
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