Arcidiocesi di Oristano

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Sorella Chiara di Assisi

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S. Chiara, acquarello 1761

 

Nasce ad Assisi nel 1193

Chiara nasce ad Assisi il 18 luglio del 1193 secondo Fra Mariano da Firenze, il 20 febbraio secondo un codice germanico del XIV secolo, da Ortolana e da Messer Favarone di Offreduccio, appartenenti ad una delle più nobili, potenti e ricche famiglie della città.

Chiara, "luce che più chiaramente farà risplendere il mondo": queste parole ode la madre mentre prega in ginocchio davanti ad un Crocifisso nei giorni che precedono il parto; parole che scolpisce nel suo cuore e che non dimenticherà più, parole per le quali al fonte battesimale viene imposto alla neonata il nome di Chiara.

Alla scuola della mamma Ortolona

Ortolana, oltre che nobile e ricca, è caritatevole e pia, intraprende con devozione e coraggio gravosi pellegrinaggi, è l'angelo dei bisognosi.

Crescendo alla sua scuola, Chiara impara presto a pregare, a ripetere da sola le preghiere e, non avendo quelle "filze di grani" che a quel tempo prendevano il posto degli attuali rosari, conta i "Pater noster" servendosi di un mucchietto di sassolini; impara ancor più dalla testimonianza cristiana che la caritatevole Ortolana dà quotidianamente e acquisisce una particolare sensibilità verso i poveri e gli infelici.

Conquistata dall'ideale di Francesco

Conquistata dall'ideale di Francesco d'Assisi e dalla sua predicazione, Chiara decide a diciotto anni di seguirlo, rinunciando a tutto nell'assoluta povertà per amore di Cristo. La via di Francesco sarà anche la via di Chiara. La sua "conversione" (è questo il termine che santa Chiara usò per indicare il momento in cui lasciò il mondo per seguire Cristo) avviene la domenica delle Palme del 1211, il 28 marzo, mentre partecipa nella Cattedrale di S. Rufino con un gruppo di giovani donne della nobiltà assisiana alla cerimonia della distribuzione delle palme e dell'ulivo.

Quando giunge il momento per il suo gruppo di avvicinarsi all'altare per prendere la palma, una per volta le compagne si avviano, ma Chiara è assorta in preghiera, non si muove: come la cosa più naturale del mondo il Vescovo Guido scende i gradini dell'altare, si avvicina a Chiara e le porge la sua palma. La fanciulla in preghiera ha appena terminato di dire dentro di sé:

"Sono venuta apposta per quest'ora. Padre, glorifica il Tuo nome!".

Sta per compiersi il grande passo. Nel cuore della notte Chiara si dirige verso una porta secondaria della casa, sbarrata con grosse travi e una colonna di pietra: un imprevisto grande ostacolo, ma non si scoraggia, le dà forza il pensiero che è giunta l'ora di incamminarsi verso la libertà suprema, quella di mettersi al completo servizio di Dio. Così determinata Chiara riesce con le sue mani a liberare la porta sbarrata, lascia la casa paterna e nell'oscurità si affretta verso Santa Maria della Porziuncola, dove Francesco con i frati vegliano in preghiera e la accolgono con torce accese.

Giunge alla Porziuncola

"Io cerco solo Dio" dice a Francesco, deponendo ogni ornamento, e prostrata dinanzi all'altare della Vergine Maria pronuncia il suo "si" che vale per tutta la vita e si consacra a Dio per le mani di Francesco, che le taglia i biondi capelli e la riveste del saio francescano, di quell'abito col quale si rinchiuderà poi per sempre in San Damiano. Così Chiara dà inizio al Secondo Ordine Francescano delle Sorelle Povere, in seguito chiamato delle Clarisse dalla sua fondatrice.

Poi Francesco la conduce al riparo del monastero benedettino di San Paolo di Bastia, non lontano da Assisi, e là inizia la sua vita religiosa. Successivamente viene condotta nel monastero di Sant'Angelo di Panzo, dove Chiara ha la gioia di riabbracciare la tanto amata sorella Agnese, per la quale ha supplicato più volte il Signore di volerla chiamare alla sua stessa strada. E Agnese sarà la prima sua seguace nella povertà di Cristo; alcuni giorni dopo Francesco riveste anche lei dell'abito minoritico consacrandola per sempre al Signore.

Nel monastero di san Damiano

Di lì a pochi giorni il piccolo monastero di San Damiano, fuori dalle mura di Assisi, accoglie Chiara ed Agnese, seguite da Pacifica amica d'infanzia e da Benvenuta da Perugia, più tardi da Balvina e Filippa. La stessa mamma Ortolana segue Chiara nella dimora claustrale.

Rapidamente la fama della santità di Chiara si diffonde per le contrade e da molte parti accorrono Vergini donne per seguire il suo esempio. Chiara e le Sorelle Povere di San Damiano, abbracciando con linearità assoluta il mistero di Cristo povero e crocifisso, vivranno nella "povertà altissima" che Chiara difenderà strenuamente fino alla fine della sua vita, ma nella fruizione della "segreta dolcezza che Dio ha riservato fin dall'inizio a coloro che lo amano" (Lett. III, 14).

Abbadessa

Costretta da san Francesco e dal vescovo di Assisi ad accettare l'incarico di abbadessa, Chiara riserva per sé le incombenze più umili della comunità e non è raro che lavi i piedi delle sorelle imprimendovi un bacio.

Chiara preferisce insegnare con i fatti più che con le parole, consapevole che l'esempio trascina più del discorso; si sottopone a mortificazioni, penitenze, digiuni e intensa preghiera nel silenzio e nel nascondimento, per camminare sui passi del suo Sposo, Cristo povero e crocifisso.

I miracoli

Amore ricambiato: quando Chiara traccia il segno della croce sui malati allontana prodigiosamente da loro le malattie, o quando in monastero c'è un solo pane e comanda alla dispensiera di dividerlo in due parti e mandarne una parte ai frati e dell'altra tagliarne cinquanta fette, per grazia divina quel poco pane cresce nelle mani di colei che lo spezza risultando abbondante per ciascun membro della comunità.

Oppure quanto i saraceni irrompono nel monastero fin dentro il chiostro e Chiara sofferente si fa condurre di fronte ai nemici stringendo fra le mani la cassettina contenente il Santissimo Sacramento e, prostrata in adorazione, supplica il Signore di proteggere le monache indifese, una voce di bambino proveniente dalla teca eucaristica risuona soave: "lo vi custodirò e difenderò sempre" e l'orda dei saraceni arretra e si ritira senza causare alcun danno.

L'amore per il Bambino di Betlemme, per l'Eucarestia

Tre grandi amori Chiara vive profondamente e trasmette alle sorelle: l'amore per il Bambino di Betlemme avvolto in poveri pannicelli, che la rende degna di assistere alla sua nascita in un'estasi gioiosa, l'amore per il Crocifisso che le permette di partecipare alla sofferenza di Cristo, l'amore per l'Eucaristia che la colma di profonda riverenza e di tremore verso il santissimo sacramento del Corpo di nostro Signore.

Quante calde lacrime per il Signore del Cielo e della Terra, per il Re degli Angeli, che fu deposto in una mangiatoia avvolto in poveri pannicelli, e per amore del quale esortava le sorelle a vestirsi sempre di "indumenti vili".

Il Natale di Gesù la riempie ogni volta di stupore e di tenerezza.

E' la notte di Natale del 1252: Chiara giace inferma nel dormitorio ormai da 27 anni, le sue sorelle sono scese in chiesa a recitare il Mattutino prima della Messa di mezzanotte. Vorrebbe essere con loro a celebrare il Bambino: il silenzio della notte non porta alcun eco nel dormitorio vuoto e freddo e Chiara sospira "Tu nasci, Signore, e mi hai lasciato qui sola". Ma ecco, dalla lontana chiesa di San Francesco udire il canto dei frati che salmeggiano e il suono dell'organo che li accompagna. Chiara ode e vede: l'aria piena di luce, di cori. Ecco, è nato! Nella mangiatoia c'è un bambino, fasciato di luce. E' nato il Signore!

Quando dopo la Messa le monache vanno a trovarla nella notte santa, Chiara le accoglie dicendo: "Benedetto il Signore Gesù, il quale se mi avete abbandonato voi, non mi ha abbandonata! Ho proprio udito per grazia di Cristo tutte quelle cerimonie che nella chiesa di S. Francesco sono state celebrate questa notte e ho visto il presepe del Signore".

Patrona della Televisione

Per questo miracolo santa Chiara è stata proclamata Patrona della Televisione da papa Pio XII il 14 febbraio 1959, col breve "Clarius Explendescit".

Con grande costanza inculca l'umiltà e la povertà serafica nelle sue sorelle e gli ultimi anni della sua vita li spende soprattutto in difesa dell'assoluta povertà. La sua costanza viene premiata: il 9 agosto del 1253, infatti, papa Innocenzo IV approva la Regola col privilegio di povertà e il giorno dopo la fa recare da un frate alla Santa morente, che la riceve commossa e con grande devozione, baciandola.

 

Così dopo 28 anni di letto fra atroci sofferenze fisiche, a 42 anni dal suo ingresso nella vita religiosa, Chiara è ora pronta all'incontro con lo Sposo amato. Dopo aver consolato e benedetto le sue numerose sorelle, rivolge alla propria anima queste parole: "Và sicura, perché hai buona scorta nel viaggio. Và, perché Colui che t'ha creata, ti ha santificata, e sempre guardandoti come una madre guarda suo figlio, ti ha amata con tenero amore. E Tu, Signore, sii benedetto!".

Muore l'11 agosto 1253

E' l'11 agosto del 1253, festa di s. Rufino patrono di Assisi: Chiara muore come muoiono i bimbi, come muoiono i fiori, non sciupandosi, serbando fino all'ultimo la loro purezza d'incontaminati, muore felice per vivere in Colui che ha amato senza limitazioni.

Dopo soli due anni dalla morte, Chiara viene canonizzata da papa Alessandro IV.

E' scritto nel Vangelo che il primo e il massimo comandamento è l'Amore (Me. 12,29-31). Questo è il comandamento di Gesù (Gv. 13, 14). Chiara d'Assisi visse e insegnò alle sue figlie e al mondo questo supremo mandato, comprovando che tale e non altro è il modo di cercare e di trovare quella gioia che Gesù dà in pienezza (Gv. 15, 11) e che nessuno potrà mai togliere (Gv. 16, 23). Ed è perfetta letizia.

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