Il monastero
di santa Chiara in Oristano secondo alcuni storici è il più antico monastero di Clarisse
sorto in Sardegna e risalirebbe a circa dieci anni dopo la morte di santa Chiara. Ciò
però non si può stabilire con certezza, in assenza di documenti.
Certa è invece la data di
"rifondazione": 22 settembre 1343, come si
rileva dalla lettera apostolica inviata dal papa Clemente VI al giudice Pietro III:
"Al diletto
figlio, nobiluomo Pietro, giudice di Arborea, in Sardegna della diocesi Arborense... La
tua lettera a noi presentata diceva che tu, a lode di Dio e per la salvezza tua e dei tuoi
genitori, disponi di fondare di nuovo e dotare un certo monastero di suore di santa Chiara
nel luogo e città di Oristano... Con la presente, te lo concediamo per grazia speciale
con la (nostra) autorità apostolica. Dato in Villanova diocesi di Avignone, il 22
settembre 1343, anno secondo (del nostro pontificato)". |
Il giudice
Pietro III, poi per la sua magnanimità otteneva il permesso di accedere al monastero e
con lui la madre, la sorella Maria ed altre persone, questo è quanto concedeva papa
Clemente VI in una lettera datata 30 giugno 1345. La lettera precisa che il monastero
includeva la preesistente chiesa di san Vincenzo martire: "perché il luogo e il monastero delle monache
recluse, san Vincenzo in Oristano, dell'ordine di santa Chiara
".
Nel 1345
era abitato da 13 suore pisane
Libro dove sono registrate tutte le
professioni delle monache
Il monastero
già nel 1345 era abitato da tredici suore provenienti in parte da Pisa.
I nomi delle
suore compaiono in lettere papali del 1371 e 1373, ma anche in atto pubblico del giudice
Mariano IV del 1368: suor Ceccha de li Stroci badessa, Nicolita Exeo, suor Nicolina
d'Arezzo, suor Catherina Doria, suor Clara Passegi, suor Margherita Caton, suor Benedetta
de Serra, appartenente forse alla famiglia giudicale, badessa nel 1371.
Oltre alle
precedenti lettere apostoliche, quella del papa Clemente VI, concedente indulgenze:
"Desiderando
inoltre che la chiesa del monastero delle suore di santa Chiara, nella diocesi di Arborea
dell'ordine della medesima santa venga frequentata con i dovuti onori e perché i fedeli
vi affluiscano volentieri per devozione, concediamo un anno e quaranta giorni di
indulgenze ogni volta che nelle seguenti festività... visiteranno la chiesa. Dato in
Avignone il 12 luglio 1351". |
Il
giudice Pietro III, che donò vita a questo monastero, morì nel 1347 e sua moglie donna
Costanza, figlia di Filippo Aleramici marchese di Saluzzo, si ritirò in monastero
trascorrendo qui gli ultimi mesi della sua vedovanza e vita.
Una lapide ritrovata nel secolo
scorso, scritta in caratteri gotici ci ha lasciato la data della sua morte, 18 febbraio
1348:
Di
donna Costanza di Saluzzo resta pure il testamento col quale donò al monastero di santa
Chiara la Villa di Molins de Rey, città situata nel basso Llobregat in Catalogna, che
aveva ricevuto in dono dal marito, e che le suore per la lontananza e la difficoltà di
amministrarla, rivendettero alla regina Eleonora d'Aragona, come attestano diverse lettere
indirizzate dal pontefice Urbano V ai vescovi di Bosa e di Barcellona ed alla stessa
regina d'Aragona per la riuscita della vendita.
Circa questa
vendita resta anche l'atto di un bando pubblico, conservato nell'Archivio della Corona
d'Aragona, ripetuto ad alta voce in Oristano per ben cinquanta giorni dal banditore
cittadino per ordine del "potente signore Mariano IV" e del
podestà della città, don Aquano de Tola:
"Ascoltate: Da parte del signor Giudice di Arborea si rende noto
che se qualche persona di qualsiasi stato, legge, onore o condizione abbia o creda avere
qualche diritto sulla città dei Mulini Reali del fiume Llobregat (Molins de Rey), che
l'Abbadessa e il Monastero di Santa Chiara di questa città di Oristano ha e possiede in
franco diritto in Catalogna, nel viscontato di Barcellona, presso il fiume Llobregat, da
rilascio fatto dall'egregia donna Costanza di Saluzzo, di buona memoria, che comparisca
entro i trenta prossimi giorni innanzi al podestà e alleghi le ragioni che ha, poiché,
trascorso questo periodo non potrà più reclamare. Dato nella città di Oristano,
capoluogo della giudicatura di Arborea, ai ventitré giorni di Luglio dell'anno del
Signore milletrecentosessantasette. Giovanni Serra, notaio". |