Arcidiocesi di Oristano

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Oristano: CattedraleIL MONASTERO DI SORRES E' IN INTERNET ------------NOVIZI SARDI: maschili 51, femminili 20 ---------ORISTANO-DONIGALA 21 -22 GIUGNO: Iterza sessione del Concilio Plenario Sardo. Saranno esaminate le bozze dei documenti preparate dalle Comissioni 3° e 4° : La Chiesa di Dio in Sardegna: per santificare, per servire ------------S.PIETRO DI SORRES 30 giugno - 3 luglio 1999: 31° settimana di aggiornamento teologico: Dal Padre per Cristo nello Spirito Santo al Padre. Relatore D. Manlio Sodi sab. --------

Ultima revisione: 21/06/99

 

 

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Chiesa ed episcopio prima della ricostruzione

LA CHIESA

Un autorevole critico d'arte afferma che "il culmine dell'attività costruttiva ispirata alle forme pisane fu toccato nel San Pietro di Sorres presso Borutta (... ). In un certo senso si può persino dire che la più romanica delle chiese pisane non è a Pisa ma a Borutta".

L'edificazione avvenne in due tempi, dal 1170 al 1200; uno degli artefici, forse il principale, ha voluto lasciarci - nel gradino sottostante la porta occidentale - la sua firma: Mariane Maistro.

Edificata su pianta basilicale a tre navate separate da due file di sei pilastri cruciformi e coperta da volte a crociera, realizzate in pietra nera vulcanica (basalto), rappresenta un momento di passaggio fra il linguaggio romanico e quello gotico nel quale si riconoscono forti influssi francesi.

 

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Facciata della Chiesa: particolare

LA FACCIATA, rivolta ad ovest è l'elemento più elaborato di tutto il monumento. Concepita secondo canoni compositivi medioevali risulta compresa in un quadrato e questo rapporto è stato rispettato pur con il cambiamento avvenuto nel passaggio dal progetto primitivo all'attuale. Entro questo schema si sviluppa una geometria ripartita su quattro livelli di cui i primi tre sono ritmati da arcate e l'ultimo, liscio, termina con un timpano al cui centro sta un piccolo occhio circolare con una croce in pietra. La bifora del secondo ordine denuncia influssi orientali nella forma degli archetti, mentre la dicromia della parte alta (dall'imposta degli archi dei secondo ordine in su) evidenze il secondo intervento realizzato per terminare la costruzione: in pratica l'elevazione della navata centrale.

Anche l'esterno dei MURI LATERALI viene impreziosito da mensoline e da intarsi decorativi.

L'ABSIDE, baciata dal sole nascente che penetra nella chiesa da tre monofore, incanta per la sua eleganza e per lo slancio architettonico della loggetta cieca su cui emerge la croce.

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All'INTERNO si rimane colpiti dall'effetto dicromico dei pilastri e degli archi al punto da avere la sensazione di uno spazio molto ampio.

IL PRESBITERIO sopraelevato rispetto alle navate, vede fortemente esaltato il luogo dove il vescovo, assiso sulla cattedra, presiedeva lo svolgersi della liturgia. Questo è evidenziato in una nicchia, realizzata all'interno dell'abside, che fungeva da cattedra episcopale.

Pochi, ma interessanti elementi appartenenti alla sua storia sono conservati al suo interno. Sulla navata destra oltre i gradini che conducono in sacrestia troviamo fissato alla parete ciò che rimane dell'AMBONE: sono due pannelli in pietra finemente scolpiti a motivi geometrici e vegetali.

Dalla parte opposta sulla parete nord è situato un SARCOFAGO medievale rozzamente scolpito, e in alto sopra di esso, un piccolo monumento funerario. La tradizione ritiene che appartenessero al Beato Goffredo, il vescovo che fece erigere la cattedrale.

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Poco oltre, lungo la stessa parete, troviamo una STATUA LIGNEA della Vergine, recentemente restaurata. Opera di un artista locale (sec. XV) con influssi aragonesi, porta il titolo di Madonna delle Grazie e Regina del Meilogu.

Ultimo significativo elemento appartenente al passato è il PULPITO. Di stile gotico (posteriore all'edificazione della chiesa?), addossato al terzo pilastro di destra prima della gradinata, luogo della proclamazione della Parola, sembra voler far da tramite tra il presbiterio sopraelevato e il corpo della chiesa, dove si raccolgono i fedeli.

Recenti, invece, sono il CORO (opera dei monaco Bernardo Berardinucci), L'ORGANO (ditta Tamburrini) e L'ALTARE (arch. Osvaldo Lilliu).

 

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