Arcidiocesi di Oristano
Oristano: Cattedrale Ultima revisione: 21/06/99 |
UN PO' DI STORIA Chiesa ed episcopio prima della ricostruzione
La cattedrale di SORRES, o Sorra, come è chiamata nei documenti medievali, sorse probabilmente insieme ad altre diocesi sarde nei secoli XI-XII come affermazione della ritrovata latinità della Sardegna e dei suo diretto rapporto con la sede di Roma: per questo porta il nome di SAN PIETRO. Il colle (m. 570) su cui si erge isolata la chiesa, fu scelto molto probabilmente perché già nei secoli precedenti gli era stata riconosciuta una notevole importanza strategica: accanto al nuraghe monotorre - del quale sussiste ancora, ben visibile, la base-sono stati trovati reperti che fanno arguire la presenza militare dei vari conquistatori dell'Isola: Punici, Romani, Bizantini. La stessa ampiezza delle rovine dell'episcopio - che emergono oltre l'attuale monastero - fanno supporre che di San Pietro di Sorres si sia voluto fare una CATTEDRALE-FORTEZZA. Il territorio della diocesi corrispondeva all'attuale MEILOGU e comprendeva, tra le altre località notevoli, anche Monte Santo di Siligo, dove, nel 1065, ci fu il primo insediamento in Sardegna dei Benedettini di Monte Cassino. E furono proprio monaci, noti per le loro doti di cultura e di pietà, molti dei vescovi chiamati a reggere la diocesi di Sorres: ricordiamo il Beato Goffredo (1171-1178) - fu lui a volere l'edificazione della chiesa e a presenziare l'inizio dei lavori -, Augerio (1178-1202), Pietro (12021212) provenienti tutti dal celebre monastero francese di Clairvaux. Sorres divenne così una sede vescovile viva e attiva. Conosciamo il nome di circa quaranta vescovi che si avvicendarono sulla sua cattedra distribuiti nelle estese curatorie dei Meilogu, di Cabuabbas, di Costaval e di Oppia. Molti di essi lasciarono un'impronta notevole del loro lavoro apostolico, ma non mancarono quelli che furono coinvolti nelle lotte politiche allora tanto vive tra i Pisani e Genovesi, tra Giudici e Giudici, e più tardi pro o contro gli Aragonesi. Furono queste lotte, insieme a motivazioni politiche (malgoverno aragonese) e a calamità sociali (pestilenze, carestie) che fecero durare poco la gloria di San Pietro di Sorres. Quando nel 1503 il papa Giulio II un¡ definitivamente la diocesi sorrense a quella di Sassari, già da tempo Sorres si era spopolata e il vescovo aveva lasciato la sua residenza abituale per quella di Borutta. Abbandonata a se stessa, la cattedrale divenne fienile e ricovero di animali; l'episcopio fu completamente distrutto e le sue pietre andarono ad abbellire le case dei paesi vicini. Nel 1950 il complesso monumentale di Sorres fu affidato ai monaci BENEDETTINI provenienti da san Giovanni Evangelista di Parma, perché vi insediassero la vita monastica. Restaurata la Chiesa, costruito l'attuale monastero (su disegno del monaco ingegnere P. Agostino Lanzani), la sera del 7 settembre 1955 a S. Pietro di Sorres iniziò la vita monastica benedettina.
|