Arcidiocesi di Oristano
Oristano: Cattedrale
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STORIA E ARTE DEL MONASTERO S. CHIARA ORISTANO Campana L'antica campana del coro Preziosi cimeli sono anche l'antica campana del coro con scritta ancora da decifrare, una cassetta trecentesca con cinque serrature, destinata a contenere i documenti più importanti del monastero, la Regola di papa Urbano IV promulgata nel 1263 e ritrovata recentemente. L'antica cassetta a cinque chiavi (sec. XIV) In questo prezioso manoscritto oltre alle informazioni sulla vita del monastero, si trovano notizie particolari, come ad esempio quella sulla porta del monastero, che doveva essere priva di sportelli e finestre e situata più in alto possibile rispetto alla strada. Per entrarvi si doveva fare uso di una scala levatoia legata dall'interno con catena di ferro; questa porta, murata, si può notare oggi nella parte alta del monastero. Nel documento descritto c'è inoltre il rituale della vestizione delle novizie ed i canti da eseguire durante il rito; nello stesso manoscritto una lettera di fra Bernardo Bruni, provinciale dei frati minori d'Aragona, scritta da Barcellona il 31 luglio 1353 e riguardante il monastero nostro e quello di santa Margherita in Cagliari. Il giudice Mariano IV, emulando in generosità suo fratello Pietro III al quale successe, completò la costruzione del monastero. Una lettera pontificia ci permette di sapere che donna Timbora, moglie di Mariano e madre quindi di Eleonora d'Arborea, ricevette il privilegio di entrare nel monastero sette volte l'anno, con le figlie e quattro oneste donne: "Concedit licentiam ingrediendi septies in anno cum filiabus suis et quattuor aliis honestis mulieribus monasterium monialium sancte Clarae Arboren per predecessores illius fundatum". Con atto pubblico Mariano IV l'anno 1368 dota, "in perpetuo" il monastero delle Clarisse: si tratta di un notevole contributo economico, 260 lire l'anno, per il sostentamento di tredici suore, dotazione che proveniva dagli introiti sui dazi doganali del porto di Oristano (maioria portus). Col medesimo documento designava due sacerdoti della cappella giudicale di san Salvatore per il servizio religioso quotidiano in santa Chiara. L'atto fatto nella chiesa di santa Chiara, davanti alla presenti alcune suore designate dal monastero, aveva come testimoni il vescovo di Castro fra Nicola, il maggiordomo Gianuario Casu e i religiosi fra Grazia de Villa confessore delle suore e frate Francesco Marras dell'Ordine dei Minori del convento di Oristano. Il documento veniva poi letto e spiegato al "potente e magnifico signor Ugone primogenito del giudice Mariano" che lo ratificò e approvò dinanzi al notaio Donato Manus. Sono del papa Gregorio XI le lettere inviate nell'agosto 1375 al giudice Ugone III ed alla figlia Benedetta, autorizzandoli a visitare il monastero, con sei oneste donne: "Benedictae de Arborea filiae Hugonis iudicis Arboreae concedit licentia ingrediendi semel in mense cum sex mulieribus honestis clausuram seu monasterium Clarissarum de Arestano". La fine del giudicato e la sua trasformazione in marchesato creò certamente sofferenza alle suore, ma non cessarono le premure dei marchesi eredi e discendenti dei giudici verso il monastero e la chiesa.
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