MARTIRE FRANCESCO ZIRANO

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La morte del servo di Dio Francesco Zirano

Cagliari, Anonimo del primo 1700

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La condanna a morte

 

Il Gran Consiglio si raduna dunque venerdì 24 gennaio. Le discussioni tra gli oltre 500 giannizzeri da una parte che vorrebbero la morte del padre Zirano, e il pascià dall'altra deciso a intascare la forte somma del riscatto, sono lunghe e per quel giorno inconcludenti. La decisione definitiva sulla sua sorte slitta perciò alla mattina del 25 gennaio 1603.

Stavolta però, dopo lunga e ulteriore sua resistenza, è il pascià Solimàn a cedere e ad allinearsi sulle decisioni dei giannizzeri. Il verdetto è di una crudeltà inaudita: padre Francesco Zirano sarà scorticato vivo.

Le motivazioni della condanna, come proclamerà tra breve il banditore per le vie di Algeri, sono due: perché il frate ha "rubato" quattro schiavi alla città e perché è "spia del re di Spagna e di Cuco". Ciò rivela chiaramente che il Gran Consiglio, nelle due giornate di lavoro, ha capito chi sia veramente colui di cui stava decidendo la sorte: non l'odiato e temuto ambasciatore del re di Spagna, fra Matteo de Aguirre, bensì il francescano sardo padre Zirano, al quale - venuto presso Algeri il 21 agosto 1602 fra Matteo aveva indirizzato lettera, e che, ricercato, si era allontanato impunemente il 27 agosto successivo portando con sé al Cuco quattro schiavi cristiani senza avere versato nulla alle autorità algerine (che in quel periodo avevano bloccato tutte le operazioni di riscatto).

Pronunciata la sentenza dall'assemblea conciliare, non resta che comunicarla all'interessato e alla popolazione ed eseguire subito la condanna.

 

 

FOTO IN FUTURO

Mentre il servo di Dio viene condotto al supplizio, un banditore annuncia i motivi della sua condanna, la folla lo maltratta e qualcuno gli suggerisce di abbandonare la fede cristiana. (Tela di Giantore Carta, 1978).

 

Proposta rigettata

 

Allorché si comunica la sentenza al servo di Dio, egli non dispera, anzi in un sorprendente impeto di gioia dice ad alta voce: "Rendiamo grazie al Signore nostro Dio, perché ha scelto me indegno servo".

E' a questo punto ecco la tentazione a cui tanti prima di lui hanno ceduto e a cui, a maggior ragione, si aspettano che pure lui ceda, visto che conosce perfettamente la sorte orrenda che lo aspetta: gli viene offerta la libertà se rinnegherà la sua fede e si farà maomettano.

I turchi si sentono opporre un netto rifiuto che a loro suona del tutto incomprensibile e assurdo, ma che invece suscita ammirazione commossa presso i cristiani che si apprestano a sostenerlo verso il calvario.

Ormai non ci sono più ripensamenti e le guardie danno il via al preparativi per il supplizio.