MARTIRE FRANCESCO ZIRANO

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La morte del servo di Dio Francesco Zirano

Cagliari, Anonimo del primo 1700

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'Via crucis' per la strada del mercato

 

Pertanto, dopo essere stato spogliato dei suoi abiti e rivestito di una tunica, con una catena al collo, si avvia scortato dalle guardie per una sorta di via della croce che attraversa la strada centrale di Algeri, detta "del mercato", affollata di un gran numero di persone accorse per così crudo spetta

colo. Il servo di Dio procede tra insulti e percosse, senza lamentarsi, concentrato nel pregare ad alta voce il biblico Cantico dei tre fanciulli. Egli non cessa un attimo di pregare e cammina a stento tra spintoni, schiaffi e sputi, come ci racconta nella sua Relación del giugno 1603 Giovanni Ramirez, che riferisce di aver visto coi suoi occhi questo spettacolo.

Ed ecco ancora una volta la proposta di rinnegare la fede, suscitata forse dalla pietà. Mentre si prosegue il cammino sulla strada del mercato che dalla porta di Babaluete conduce verso la parte opposta della città, e ogni passo avvicina sempre più il momento dei tormenti, è presumibile pensare che nell'uomo Francesco ci fosse anche la paura. Ma quello che risponde alla nuova proposta di abiura non è più un semplice uomo, è un cristiano forte, ingigantito da una fede suprema. Ecco perché non solo dice no, ma proclama la fede cattolica come mezzo di salvezza e aggiunge di voler morire nel. la fede in cui è nato. Di questo ci dona testimonianza un altro sardo, di Cagliari, tale Giovanni Andrea che, sotto giuramento, afferma tre anni dopo: "e questo teste vide come i Mori e i Turchi, quando lo conducevano al martirio, cercavano di convincerlo a rinnegare la nostra santa fede cattolica. Ma il detto fra Francesco, cercando di persuaderli col predicare la nostra santa fede cattolica, diceva: "In essa sono nato e in essa voglio morire".

 

 

FOTO IN FUTURO

 

Algeri: area fuori porta Babason, dove padre Francesco Zirano versò il suo sangue per la fede cristiana. (Disegno tratto da: D'O. DAPPER, Description de l'Afrique, Amsterdam 1686)

 

La prova suprema della fede

Si prosegue ancora lungo la via dolorosa finché il triste corteo oltrepassa porta Babason e, ormai fuori le mura, giunge sullo spiazzo delle esecuzioni, il luogo solitamente adibito alla condanna dei cristiani. I carnefici scavano una buca poco profonda e vi fanno entrare padre Zirano. Quindi, denudatolo, lo legano per le mani a due pali conficcati nel terreno uno al la destra e uno alla sinistra della buca.

Simile a Gesù crocifisso è pronto per il martirio. E' a questo punto che viene fatto il terzo e ultimo tentativo di salvargli la vita purché rinneghi la sua fede. Ma anche stavolta la sua fede è incrollabile e la sua risposta ferma e inequivocabile: "Io sono cristiano e religioso del mio padre san Francesco e come tale voglio morire. E supplico Dio che illumini voi perché lo abbiate a conoscere".

Quindi riprende a pregare con le parole del Cantico dei tre fanciulli: "... benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore".

 

Il martirio

 

L'atroce supplizio non ha più ragione di essere procrastinato e con scientifica crudeltà si procede.

Il primo carnefice, un greco rinnegato senza orecchie, che afferma di essere stato deturpato dai cristiani e di volersi perciò vendicare, lo incide con un rasoio dalla testa giù, giù, lungo la spina dorsale

Il martirio dei padre Francesco Zirano nella rievocazione del pittore Ferruccio Ambrosini. (Disegno del 1988)

e dagli omeri alle mani, quindi tutti e quattro i carnefici cominciano a strappargli la pelle, ognuno dalla sua parte.

Padre Zirano sembra non sentire il dolore, rimane calmo, "mansueto come un agnello", anzi riprende a pregare, conclude il Cantico e inizia le litanie lauretane. Ancora il Ramirez testimonia che, pur avendo il padre Francesco il viso già scorticato, si riesce a percepire il mormorio, e lo si sente invocare la Madonna e san Paolo apostolo di cui quel giorno si celebra la memoria della conversione.

Tutti i presenti sono meravigliati e quasi annichiliti davanti a tanto eroismo, sia i cristiani che i maomettani.

Infine la morte lo libera dall'atroce tormento e mentre gli viene strappata l'ultima striscia di pelle, quella dell'ombelico, riesce a trovare la forza di sollevare gli occhi al cielo e di mormorare: "nelle tue mani, Signore..." ed esala l'ultimo respiro. E' sempre Giovanni Andrea di Cagliari, testimone oculare, nella sua testimonianza giurata a riferire i particolari dello scorticamento e dell'ultimo istante di vita del frate martire.

 

Scempio del corpo

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Martirio di Francesco Zirano

Tela di G. Carta

Nella stessa ora della crudelissima esecuzione una tempesta di vento e di sabbia costringe carnefici e popolo a scappare precipitosamente, per cui il corpo rimane incustodito.

Il cugino fra Francesco Serra con l'aiuto di due schiavi cristiani prende le misere spoglie e dà loro sepoltura nel cimitero cristiano, posto fuori della cinta muraria su una striscia di terra sabbiosa. Insieme al corpo pone una lamina di piombo con su scritto il suo nome e martirio. Purtroppo per noi, tale cimitero è scomparso da tempo senza lasciare traccia.

Un particolare riferito da Giovanni Ramirez ci lascia intendere che tra la morte e questa pietosa sepoltura intercorse un certo lasso di tempo, durante il quale anche i cani randagi fecero scempio del corpo martoriato; dice infatti: "dei cristiani devoti conservarono come reliquie alcune ossa di quelle avanzate ai cani".

0forse semplicemente è da presumere che gli stessi carnefici abbiano gettato via con disprezzo il corpo e questa tesi è avvalorata dalla testimonianza di Giovanni Andrea di Cagliari, già ricordato. D'altra parte lo scempio e l'atteggiamento di sommo dispregio continueranno con il macabro cerimoniale della pelle ricucita riempita di paglia ed esposta in forma di croce, sulla porta di Babson, fino a che trascorsi molti mesi, il vento e la pioggia la butteranno giù.

 

 

FOTO IN FUTURO

Schiavi cristiani in pianta attorno alla tomba dei padre Francesco Zirano.
(Tela di Giantore Carta, 1980)

 

FOTO IN FUTURO

Sassari ha dedicato al suo illustre cittadino la via sottostante piazza S. Maria.
(Foto Massimo Pulisci)