MARTIRE FRANCESCO ZIRANO La morte del servo di Dio Francesco Zirano Cagliari, Anonimo del primo 1700
|
|
TraditoFrancesco Zirano viene catturato dall'esercito di giannizzeri di Algeri ai primi del gennaio 1603Il primo gennaio del nuovo anno il conflitto tra l'esercito algerino e il re di Cuco, fino ad allora limitato a scaramucce più che altro dimostrative, ha una brusca impennata. Il re moro consegue una vittoria schiacciante e ritiene opportuno comunicare la notizia al re di Spagna con una lettera di cui sarà latore proprio il nostro padre Francesco. Purtroppo le precauzioni predisposte per raggiungere il posto di imbarco (Asofon, presso Tamagot, fortezza e casa estiva del re di Cuco), non sono adeguate. Infatti i mori di scorta, forse con una manovra premeditata, consegnano il frate al nemico. Il pover'uomo, cui è sottratta subito l'importante missiva, viene spogliato, percosso, ridotto in catene e condotto in Algeri, dove entra il 6 gennaio 1603 " ... mezzo morto di freddo e di fame, ricoperto delle sole brache, scalzo, con una grande catena al collo e manette ai polsi". A descrivere la scena con queste parole è Giovanni Ramirez, un cristiano spagnolo ivi schiavo, testimone in quei giorni di quanto avviene in questa strana città corsara.
In carcereFrancesco Zirano viene fatto prigionieroTela di G. CartaPadre Francesco viene condotto nel carcere situato all'interno del palazzo dei pascià, dove può perlomeno condividere la sua sorte miseranda con altri cristiani che possono consolarlo ed essere a loro volta confortati. E veramente tutti i cristiani di Algeri, non solo i prigionieri, hanno bisogno di conforto, giacché due giorni dopo è proclamato un bando persecutorio che mira a distruggerli e prostrarli vietando qualsiasi pratica di fede e ordinando la distruzione di chiese e immagini di culto. Ma su padre Zirano personalmente s'abbatte una disposizione più severa ancora: benché egli sia in mezzo agli altri carcerati, viene proibito a chiunque di parlargli, pena la morte. Lo si vuole isolare e allo stesso tempo custodire perché ritenuto, come sembra, quel personaggio importante che non è:
P. Francesco Zirano, introdotto in Algeri il 6 gennaio 1603, di fronte al pascià Solimàn, un rinnegato di Catania, che lo fa chiudere nel carcere dei suo palazzo. (Tela di Giantore Carta, 1978)
viene scambiato infatti dalle autorità di Algeri per fra Matteo de Aguirre, l'ambasciatore in Africa di Filippo III. Per questo il pascià Solimàn (un cristiano nativo di Catania che ha rinnegato la fede) non ha paura di valutare nell'astronomica cifra di 3.000 ducati d'oro il riscatto di questo prezioso ostaggio.
Levisite del cugino
Una sola persona sfida il bando pur di vederlo e parlargli, il cugino fra Francesco Serra. Visite ben tristi le sue: la prima per annunciargli che con tutta probabilità verrà arso vivo, la seconda per comunicargli che la sua morte è fissata per il giorno successivo. In entrambi i casi fra Francesco Serra si sente rispondere con serenità dal cugino che è pronto ad affrontare la morte come cristiano con l'aiuto di Dio e come testimonianza al rinnegati perché tornino alla fede. Ma lo prega di condurgli un confessore. Purtroppo gli viene risposto che chiunque oserà avvicinarlo è condannato alla morte, per cui nessuno potrà venire ad accogliere la sua ultima confessione. Al che, rassegnato alla volontà di Dio, padre Francesco esclama: "Accolga Dio la mia intenzione" . Dunque la notte che precede l'esecuzione trascorre in solitudine e in preghiera. Dalla cronaca di Antioco Strada apprendiamo che "il Padre come buon cristiano, si raccomandò al Signore Iddio con ardentissimo dolore e contrizione dei suoi peccati, aspettando ogni momento la morte' spendendo tutta quella notte in devotissime contemplazioni, ricorrendo sempre per aiuto alla gloriosa Vergine e al Padre san Francesco".
Il servo di Dio in preghiera, dopo l'annuncio della morte prossima fattagli dal cugino, mentre gli altri cristiani reagiscono perplessi e impotenti. (Tela di Giantore Carta, 1979) |